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KEMI Associazione di Studi Simbolici ed Alchemici
Associazione orientata all'Alchimia,Simbolismo
Spagiria, Astrologia tradizionale, Ermetismo , Egittologia
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RIVISTA KEMI-HATHOR
Perchè una Rivista?
Editioriale del primo numero della rivista  KEMI-HATHOR
UN RITORNO ALLA  TRADIZIONE DELL'UOMO

Riscoprire la tradizione alchemica è più che mai necessario  se si vogliono indagare le radici del rapporto tra l’uomo e i suoi simboli

Sul titolo della nostra rivista sarà bene spendere due parole per mettere in luce il suo recondito significato. Perché Kemi­ Hathor? Questi vocaboli stringono, nel loro sincretismo, il programma che si prefigge questa pubblicazione.
Kemi o Kemit, al femminile, è il nome che ebbe la mitica terra di Egitto, fonte di ogni sapere occidentale e centro calorifico da cui si irradiò la luce, avuta in retaggio da precedenti civiltà, scomparse durante il corso della storia perché estintasi la traiettoria vitale che le sosteneva. Ma Kemi vuol dire anche Terra-rossa, come il nome di Adamo, il biblico Adam, o Adm; è la Terra del grande sacerdote di Heliopolis, Hosaref, il cui nome passò ai posteri come Mosé, plagiato come il condottiero del popolo ebraico, ma in effetti uno dei più potenti e presti­giosi sacerdoti dei Templi egizi, che, secondo Manetone, per primo divulgò la lingua segreta, aלchimica, tenuta nascosta nel Sancta Santorum delle chiese egizie ed oggi conosciuta come lingua ebraica arcaica.
Lingua che nulla ha a che fare, e sarà bene precisarlo subito, con quella che oggi normalmente cono­sciamo, prodotto di sforzi accademici, frutto di un rifacimento cerebrale che, iniziatosi nel medio evo, è sfociato, in questi ulti­mi anni, in un saggio artificioso quanto sterile, composto di punti, asterischi, linee che contornano le vecchie lettere e che accompagnano i glifi primitivi, come se fosse possibile far foneticamente rivivere una lingua arcaica, che oggi nessuno è ca­pace di pronunciare nella sua giusta intonazione, non per ignoranza, ma perché sono venuti a mancare, a seguito dell'evolu­zione, o involuzione degli organi vocali umani, i mezzi necessa­ri per una sua pratica attuazione.
E perché proprio Terra - rossa?
In questa semplice frase, o vocabolo arcaico, Kemi, si cela tutto l'iter alchimico nella sua interezza e nel suo splendore; esso rimane uno dei postulati principali che sono alla base di tutto l'edificio alchimico, è il cardine su cui ruota tutto il processo trasmutatorio della Sostanza Primordiale.
Terra: punto di partenza, perché il processo palingenetico umano inizia dal suo punto più basso, il materiale;
Rossa, punto di arrivo, sede dell'Intelligenza Prima, avanti che essa si incarni e si trasmuti, nei piani più bassi, nei piani espressi, fino a diventare Tenebra, o Terra.
Ma in questo binomio: Terra - Rossa, che si può anche scrivere con il suo significato analogico Terra - Fuoco, è nascosto il grande assunto della Unicità della Sostanza, che si presenta, sulla scena della Manifestazione, nei suoi quattro componenti principali: Terra - Acqua - Aria - Fuoco che la illuminata perspicacia del cerebralismo oggi imperante associa, con grande noncuranza, ai quattro elementi fisici.
Una Sostanza, o Materia Primordiale, chiamata da Omero Gaia, e da Mosé le Acque del!' Abisso, che è al di là della nostra comprensione cerebrale, ma che tuttavia si manifesta, nel suo piano più basso, dinanzi ai nostri occhi, come materia fisica, dominata dai vari chimismi o dalla legge dell'affinità elettro­magnetica; materia che si sublima negli psichismi (Acqua) reggenti e vitalizzanti i corpi che sono in manifestazione, e che a sua volta si risolve nei piani più sottili, come i processi intellettivi ed ideativi ( Aria) per divenire, nel piano più alto, l'essenza stessa che specifica l'essere, che permette che ogni ente si defi­nisca con la terribile e magnifica frase «io sono».
Unicità della Sostanza, che trova la sua analogia negli stati fisi­ci che assume l'acqua, nel suo essere ghiaccio, liquido o vapo­re. Uno stesso Elemento, o meglio, il principio di tutti gli Elementi, che assume vesti diverse secondo il suo grado di conden­sazione, o sublimazione, ma pur sempre lo stesso, immutabile, nel suo incessante dinamismo trasformativo, che può essere af­ferrato e stretto nel palmo della mano allo stato di ghiaccio, o materia condensata, che ci sfugge da ogni lato nel suo stato di acqua, che svanisce e sublima, si innalza verso il cielo nel suo stato di vapore, o etereo, fino a dissolversi dinanzi ai nostri occhi, per sfumare in qualcosa di più etereo ancora.
Tale è la Sostanza, che forma il mirabile tessuto di cui è intessuto questo Creato.
Quindi Kemi, Terra - Rossa, o Terra di Fuoco, significa il pro­cesso di ascensione dal piano più espresso, il materiale, che, at­traverso l'Acqua e l'Aria, il campo psichico ed intellettivo, giunge al piano spirituale, il piano della Rossa Fenice egizia, ove ogni cosa, ogni essere, ogni ente, dal più èiclopico universo al più piccolo individuo che in esso alberga, si specifica nell'«essere», in «colui che è».
Kemi, in ultima analisi, vuole significare il processo trasmuta­torio della Sostanza, che dal piano Terra si muta nel suo stato di Fuoco, lo spirituale; riassume quindi, nel suo stringato simbolismo, il cammino palingenetico dell'uomo verso la sua stessa «sostanza», verso il suo «essere», o, come direbbe la moderna psicologia, verso la coscienza del «proprio Sé».

Gli Egizi chiamarono questo stato anche con lo pseudonimo di Terra esaltata, mentre Mosé lo definì Shamaim, le Acque che si innalzano verso il cielo, ovvero: le Acque, MAIM, che divengono SHA, che si esaltano, che si glorificano.
Accanto a Kemi vi è poi il termine Hathor, il nome della grande Dea egizia, che ebbe la sua glorificazione presso uno dei massimi templi iniziatici, a Dendera, nell'Alto Egitto, ove, nel XIII Secolo avanti Cristo, Tutmosi III, il Napoleone egizio, riportò in auge «La Grande Regola del Tempio».
Da questo tempio uscirono i più grandi iniziati di tutte le epo­che, fossero essi egizi, o greci, o babilonesi. In esso si insegnava a trasmutare la solida materia, od il vile piombo, in fuoco etereo, in oro lucente, primordiale.
Ma il termine Hathor cosa significa?
Esso è composto di due glifi, che si pronunciano, il primo Hat ed il secondo Hor, od Horo, ossia è sinonimo di Casa (Hat) di Horo (il Sole, il Fuoco, l'Oro).
Nel corpo umano il Sole, il centro del microcosmico sistema planetario, è il Cuore, sede dell'Intelligenza Prima, che dorme nella quasi totalità degli uomini finché non sarà svegliato dal suo sonno millenario, finché non sarà reso cosciente.
Per l'uomo normale il cuore è il punto focale in cui converge il profondo ed arcano lavarlo del sistema endocrino, è il centro che diviene sintesi della elaborazione dei 7 Metalli dei nostri Alchimisti. E mentre l'ermetista definisce questo meraviglioso com­plesso vitale come la materializzazione del Telesma, che si in­carna nel ventre della Terra (come dice la Tavola di Smeraldo, che si pensava fosse stata composta dallo stesso Ermete), il medico, in termini moderni, discorre di ghiandole endocrine e dei loro prodotti, gli ormoni, che concorrono, nel loro continuo inter­scambio, a mantenere e a sostenere i processi vitali che avvengono nel nostro corpo, a nostra insaputa ed al di là della nostra coscienza. Se da un lato abbiamo un Telesma, identificato nella sua parte più materiale nel complesso lavarlo del sistema endocrino, che si assomma nel suo punto di mezzo, il Cuore, che deve trovare la sua identità per dare un significato completo al termine Vita, dall'altro troviamo la Casa di questo Cuore, ove esso può nascere, crescere e svilupparsi fino a rendersi adulto ed autonomo. Questa Casa è Hathor, il cervello umano, nella sua condizione di maggior espansione e sviluppo, posto al di fuori del complesso Vita, al di fuori del corpo umano, o meglio dei suoi processi vitali, come un satellite, come una Luna di fronte al suo Sole, e che come la Luna riflette i raggi solari
Per questo motivo, nell'antichità egizia, il cervello umano era raffigurato come un crescente lunare, suscettibile, come il no­stro satellite, di crescere fino alla condizione di Luna Piena, fase in cui essa si pone in grado di riflettere tutta la potenza che le invia il Sole. In questo preciso istante il cervello diviene Ha­thor, la Madre, che piano piano si ritira, dopo aver sparso attorno a sé la potenza riflessa del Figlio ed aver illuminato la strada del ricercatore.
Se per gli Egizi Hathor è la Mente Umana, nel massimo del suo splendore, anche se in posizione comunque subordinata, per i Greci fu Atena, che esce armata di tutto punto dal cervello di Giove, dalla fronte, ove esistono le condizioni fisiologiche che guidano la nostra moralità; e, per i cristiani, l'Immacolata Concezione.

Ma perché la Luna Piena possa rischiarare a tutta luce il cammino dell'uomo è necessario che il cielo, in cui essa sfavilla, sia terso, pulito, sgombro da nubi, in modo che il suo chiarore non sia ottenebrato.

Questo era il compito che dovevano assolvere coloro che fre­quentavano il Tempio a lei dedicato, a Dendera; essi dovevano sgomberare i propri circuiti cerebrali dalla folla delle abitudini, dai mille legami e lacci che formano una personalità, per rendere sereno e luminoso il proprio cielo in modo che la Luna Piena, l'Intelligenza umana, riflessa, potesse rimandare, in tutta la sua purezza, i raggi del Sole, ancora nascosto agli occhi del miste, perché celato, oltre l'orizzonte visibile della coscienza. Con un successivo sforzo, essi sarebbero poi stati in grado di trasformare l'Intelligenza riflessa in Intelligenza diretta, trasportandola, cioè, nella sua sede naturale: il Cuore. Parafrasando l'aedo egizio del Medio Impero.

«Finché la tua anima esiste, il tuo cuore è presso di te»

Processo di presa di coscienza di tutto il complesso fenomeno Vita, che fu anche chiamato Ignificazione del corpo, ove Intelligenza ed Amore trovano il loro punto di incontro, fondendosi in un processo di sintesi, che non seziona, non divide, non stacca una cosa dall'altra, come il processo intellettivo, cerebrale, che deve osservare cose finite, morte, crocefisse.
In un simile momento l'Acqua pura, l'Oro fluido dell'ermetismo di tutti i tempi, colmerà la nostra sete di conoscenza, e come Horo potremo dire:

«Io sono venuto, ti ho portato l'acqua fresca di Elefantina perché che tu possa rinfrescare con essa il tuo cuore» (Papiro Nebseni).

Questa premessa, sui due termini Kemi-Hathor, è stata neces­saria per poter illustrare il programma della rivista e le finalità che si propone: arrivare alla condizione intellettiva di Luna Piena, Hathor, per poter raggiungere il campo della propria «esseità», partendo dal piano più basso, la materia, Kemi. Verrà preso in considerazione, pertanto, lo scibile della Scienza attuale, che secondo l'alchimista è sempre una filiazione dell'Hermes, almeno nelle sue premesse epistemologiche (ma non in quelle pratiche, che hanno dato origine all'aberrazione della tecnologia).
Saranno gli studi filologici, le scienze mediche, matematiche, chimiche, le configurazioni geografiche, architettoniche, che verranno prese in considerazione e viste sotto la prospettiva alchimica.
Quindi, nessuno pensi di trovare qui la sua chiesuola, la sua setta, i limiti del proprio individualismo intellettivo; al contrario, questa Rivista vuole essere aperta e spaziare su tutti gli orizzonti, che sono tuttora dinanzi agli occhi degli uomini, tentando di mostrare come essi possano essere ampliati maggiormente se visti dall'angolazione alchimica.
Se le conclusioni non verranno accettate, poco male. Possano comunque servire da termine di confronto con l'attuale modo di pensare e valutare il mondo; e quando il cielo si farà più se­reno, quando le nubi dei pregiudizi si dissolveranno, siamo si­curi che il crescente lunare comincerà ad illuminare il cammino dell'uomo di buona volontà.
Si presenterà, quanto prima, la condizione preconizzata dal vecchio egizio:

«Presta le tue orecchie per ascoltare ed il tuo cuore per intendere».

Il piano della rivista si suddivide in rubriche, ognuna delle quali tratterà un tema particolare in cui verranno messi a confronto i princìpi chimici con i vari rami dello scibile umano. La rubrica delle Verità perdute si occuperà di tutte quelle no­zioni che, uscite dal ceppo alchimico, sono entrate nella vita normale dì tutti i giorni, deformate e rese irriconoscibili dalla cultura corrente o dalla cultura dell'epoca in cui queste verità sono state velate. Esse sono sparse un po' dappertutto, nei credi religiosi, nei vernacֹi, nelle tradizioni popolari, nello stesso corpo alchimico che è giunto fino a noi. Troppe verità sono state taciute a seguito degli eventi che hanno caratterizzato le varie epoche in cui questi scritti hanno visto la luce: velati ad arte, ma anche per scarsa conoscenza del problema trattato. Testi alchimici che riscuotono l'approvazione incondizionata degli studiosi del ramo a seguito della loro prof onda oscurità, sono, in effetti, delle sagaci turlupinature, come dice Bernardo il Trevisano.
La rubrica Scienza ed Alchimia tratterà dei problemi epistemologici della nostra scienza in rapporto ai princִpi alchimici. L'epoca attuale, quanto mai fertile nei vari campi delle scienze cosiddette sperimentali, come la fisica, la fisica nucleare, l'astrofisica, la chimica, sembra volgere lo sguardo inconsciamente verso quei lontani punti fermi che furono la base della simbologia antica e che costituiscono le pietre angolari dell'alchimia.
Medicina ed Alchimia vedrà a confronto la moderna medicina con i principi nascosti dell'uomo. La rubrica si occuperà principalmente del simbolismo che è racchiuso nell'«evento» uomo, che ha costituito, per i nostri lontani progenitori, l'unico termine di confronto a cui rapportare tutti gli eventi fenomenici.
La Storia dell'Alchimia traccerà le grandi linee lungo le quali si è sviluppata la grande Tradizione le cui radici si perdono nella preistoria. Nomi ed eventi si succederanno in questa rubrica, dove si analizzeranno le varie filiazioni che hanno avuto origine dal ceppo originario, ed i motivi per cui esse nacquero e si svilupparono con caratteristiche differenti tra di loro.
La rubrica del Tempio affronterà i problemi geografici ed ar­chitettonici, mettendo in luce quei principi con cui i nostri lontani padri edificarono città, eressero templi, consacrarono re­gioni come aree fertili dal punto di vista palingenetico, ed i pro­fondi simbolismi che cercarono di trasfondere in essi.
L'Alchimia del Cielo si occuperà del problema astrologico dal punto di vista della tradizione, quindi in modo differente da come viene trattato dall'attuale astrologia che, figlia della no­stra epoca, ha spento il suo fuoco nella cerebralizzazione cor­rente.
Nella rubrica Letture verranno sottoposti all'attenzione dei let­tori testi alchimici di effettivo valore, tratti di volta in volta dal­la vasta letteratura a/chimica antica e medioevale.
Nella rubrica Biblioteca alchimica verranno segnalati quei libri che pensiamo debbano far parte del corredo dello studioso del­la nostra scienza., con una loro breve illustrazione, mentre in Recensioni verranno offerte ai lettori le ultime novità, degne di nota in campo alchimico.
Chiuderà la rivista la rubrica che vedrà protagonisti i nostri lettori nel Rispondiamo al lettore. È nelle nostre intenzioni di allacciare un proficuo colloquio con tutti quanti si interessano a questo affascinante argomento che è l'Alchimia, che risulta, da quanto abbiamo esposto attraverso l'elencazione delle rubriche, l'essenza stessa della nostra vita e non un «evento» a sé stante, in mezzo ai tanti «eventi» umani. Questo colloquio, oltre che giovare al perfezionamento della rivista, sono certo che aiuterà entrambi a scendere sempre più a fondo nella Scienza Madre che ci affratella, secondo il detto Aלchimico «Omnia ab Uno et Unum in omnia».
Auguriamo a tutti una buona e proficua lettura.

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